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Giulia Martinelli: “Da piccola non mi passavano la palla perché ero una femminuccia, ora sono capocannoniere”

"Sono contenta della prestazione della squadra, non abbiamo mai mollato, siamo consapevoli degli errori fatti"

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Giulia Martinelli: “Da piccola non mi passavano la palla perché ero una femminuccia, ora sono capocannoniere”

Attaccante, classe 2001, Giulia Martinelli, si è laureata per il secondo anno consecutivo con il titolo di capocannoniere del campionato di Eccellenza toscano, riscattando un infelice periodo di inizio carriera in cui il sogno di giocare a calcio rischiava di essere infranto, in quanto poco utilizzata in campo, per la sola circostanza che fosse una femminuccia tra tanti maschietti.
Protagonista con l’Asd Blues Pietrasanta di una stagione agrodolce, ha dovuto interrompere in anticipo anche il torneo delle regioni a causa di una infrazione del regolamento, pronta tuttavia a partire con rinnovate ambizioni nella nuova stagione.

Ciao Giulia, per iniziare una tua breve presentazione 

“Ciao sono Giulia Martinelli e sono un attaccante. Non avendo un fisco impotente sfrutto molto la mia velocità e la mia tecnica. 
Fin da piccolina mi sono appassionata al calcio guardandolo in TV e giocando al campetto con i miei amici poi all'età di 9 anni i miei genitori hanno deciso di mandarmi a provare in una squadra maschile vicino casa e dà quel giorno non ho più smesso; fino all'età di 14 anni ho giocato in squadre maschili dopodiché sono passata al femminile al Lucca 2003, a seguire Lucchese Libertas, Pistoiese e infine a Pietrasanta dove mi sono sentita subito a casa. Una società con un buon progetto che punta sempre al meglio”.

Bilancio stagionale

“L'anno con il Pietrasanta è stato di alti e bassi, non siamo partite benissimo perdendo troppo punti, nella seconda parte del campionato piano piano ci siamo riprese e abbiamo cercato di riprendere a scalare più posizioni possibili per puntare in alto e purtroppo non siamo riuscite ad andare oltre il 3º posto. Per la coppa invece siamo riusciti a conquistare la finale per il secondo anno consecutivo ma purtroppo non è andata come speravamo. Alla fine con qualche delusioni sono contenta della prestazione della squadra, non abbiamo mai mollato fino all'ultimo, siamo consapevoli degli errori fatti su cui già dalla preparazione inizieremo a lavorare per poter, il prossimo anno, partire con il piede giusto”. 

Il torneo delle Regioni

“Per la terza volta ho partecipato a questo torneo bellissimo, un'esperienza davvero piena di emozioni. Quest'anno a causa di un errore da parte dello staff abbiamo dovuto interrompere il nostro percorso in anticipo nonostante ci fossimo meritate il passaggio del turno sul campo. Dopo aver conquistato la semifinale battendo il Veneto per 2 a 1, in pullman ci arriva questa notizia che infrange il sogno di tutte…purtroppo il responsabile non aveva guardato il comunicato e quindi abbiamo giocato con una giocatrice squalificata perdendo a tavolino 3 a 0.
Eravamo un bel gruppo pieno di ragazze forti e tutte con lo stesso obbiettivo… si sono create un po' di amicizie anche se la delusione rimane grande”.

Il titolo di capocannoniere

“Per due anni di seguito sono riuscita a vincere la classifica cannonieri, per me è una bella soddisfazione ed un obiettivo che mi stabilisco sempre prima che inizi il campionato e averlo raggiunto per il secondo anno è davvero qualcosa di speciale, ovviamente ringrazio il mister e le mie compagne, in quanto senza di loro non sarei mai riuscita ad arrivare a questo”.

La funzione sociale del calcio e le difficoltà che hai dovuto superare nella vita di ogni giorno

“Per fortuna i miei genitori non mi hanno mai impedito di fare quello che mi piaceva e spero che tanti genitori non infrangano i sogni delle piccole bambine che vogliono provare a giocare a calcio.
Quando giocavo con i maschi, soprattutto l'ultimo anno non è stato rosa e fiori.. l'allenatore non mi faceva giocare perché ero una femmina e se poi mi dava la possibilità di giocare, i miei compagni non mi passavano la palla.. non è stato bello vivere questa situazione, soprattutto all'età di 13 anni, non capivo cosa avessi in meno di loro, potevo tranquillamente fare tutto. Per fortuna al giorno d'oggi alcune cose sono cambiate, già il fatto che il calcio femminile si sia evoluto così tanto e che siamo passato al professionismo è una cosa positiva”.

 

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